Serata speciale con Alexandr Balagura

 

Martedì 25 marzo serata speciale nell'ambito di OVEST.DOC al CLUB AMICI DEL CINEMA dedicata a Alexandr Balagura, il regista ucraino che vive a Genova da più di quindici anni e che nella nostra città si è trovato così bene da «non volere più andare da nessun’altra parte», come sostiene nell’intervista rilasciata a R. Ferrari e a P. Marocco.
Balagura si è laureato in Storia e Scienze Politiche all'Università di Kiev. Dopo un anno di lavoro come docente, è diventato assistente alla regia presso l'Ukrainian Documentary Film Studio di Kiev ma, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la crisi, economica ma soprattutto psicologica, lo ha spinto a cambiare. Da qui l’approdo a Genova, dove si è subito trovato a proprio agio e non si è «mai sentito un immigrato».
I suoi film hanno partecipato a numerosi concorsi internazionali, dalla Francia alla Finlandia e alla Germania, vincendo, nel 1990, il 1° premio per il miglior documentario al Festival dei Popoli di Firenze con Ai nostri fratelli e sorelle, e nel 2008 il 1° premio per il miglior film nazionale al Festival Molodist di Kiev per Le battement d'ailes d'un papillon.
La serata prenderà il via alle ore 19, con Loli Kali Shuba
"Loli kali shuba" è il nome che i bambini rom della Transcarpazia danno alle coccinelle, nome canticchiato in una filastrocca durante le riprese di un film, girato più di vent’anni fa. Il regista torna in quegli stessi luoghi e ritrova i bambini di allora cresciuti, ma intatta la religiosità di un tempo e la capacità di stupirsi di fronte alla bellezza delle piccole cose.
A questo seguirà: Via della vedova presentato al Festival dei popoli di Firenze.
ore 20: Apericinema
ore 21: Tempo di vita di un oggetto nel fotogramma
Girato in parte a Genova, nel centro storico, e in parte in Ucraina, il film vuole raccontare il crollo dell’Unione Sovietica dal punto di vista di chi se ne è allontanato. «Ho scelto di raccontare l'Urss negli ultimi trent'anni basandomi su delle fotografie mie e di miei ex colleghi». La storia, quindi, come un enorme padiglione zeppo di fotografie, un labirinto di immagini. Alla fine del film il padiglione si incendia e al protagonista resta solo una vecchia fotografia dei genitori: «Anche se tendi sempre, dice il regista, a tornare nei luoghi del tuo passato, quando li raggiungi ci troverai sempre e solo delle rovine».

 

Credits to Templates By Compass Design - Credits to Tag cloud By Zaragozaonline