Portofino in anteprima. Il MMF presenta alla Coop il documentario di Alessio Gambaro

Quasi fuori tempo massimo, ma ancora MISSING FILM FESTIVAL - LO SCHERMO PERDUTO: il progetto speciale dei C.G.S., Cinecircoli Giovanili Socioculturali organizzato dal Club Amici del Cinema di Genova si avvia alle ultime battute con PORTOFINO, il documentario di Alessio Gambaro in programma Giovedì 14 gennaio alle ore 21 al Cineclub Fotovideo Genova presso la Sala Punto Incontro Coop in via Milano, piazzale Terminal Traghetti.
Alla presenza del regista.

La fama di Portofino è indissolubilmente legata, oltre alla bellezza incomparabile del minuscolo centro, anche agli artisti, filosofi o letterati che hanno contribuito, attraverso il proprio tributo, ad imprimere questo “meraviglioso angolo di terra” nell’immaginario collettivo. Ma la sua stessa stupefacente unicità geografica e paesaggistica ha deviato per sempre le sorti  di quello che in origine era un borgo qualsiasi di contadini e pescatori proiettandolo, attraverso alcuni decenni di graduale e ammirata scoperta da parte di sguardi esterni, verso il jet set della scena turistica internazionale... e il successo si paga sempre a caro prezzo, anche per un paesino isolato in un piccolo anfratto della costa.Affidandosi alla guida simbolica di un personaggio risorto dalle ceneri letterarie del borgo, il documentario dà voce agli ultimi protagonisti di una Portofino mutata nel tempo, nel tentativo di scongiurare la perdita della memoria storica locale ad opera di un impatto turistico rivelatosi a poco a poco devastante. Correndo lungo un filo cronologico che a partire dalla fine dell'800 arriva fino ai giorni nostri, un mosaico variegato di rievocazioni, brevi ricostruzioni aneddotiche, materiali di repertorio, foto d’epoca, scorci di attualità e riflessioni sui cambiamenti in atto proietta lo sguardo del film al di là della commemorazione nostalgica, fino a lasciar trasparire, dal marasma di uno sviluppo economico insieme spettacolare e travolgente, i connotati di una autenticità comunitaria le cui tracce si fanno sempre più flebili e irriconoscibili, nella convinzione che, al di là di ingenui anacronismi, una qualche salvaguardia identitaria sia ancora possibile e senz'altro auspicabile.

 

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