Nocturno - Cinema televisione e cultura popolare - febbraio 2010 - Haiti Chérie

 

Film e altre catastrofi
Haiti chérie (2007) è un bel docu-film sulla situazione di pseudo-schiavitù in cui vivono gli haitiani che lavorano nei campi di canna da zucchero di Santo Domingo (parte est della stessa isola). Perché in Italia non lo possiamo vedere? Perché neppure un capostruttura di Rai o Mediaset non lo manda in onda, neppure ora che Haiti è divenuta di tragica attualità? A parte qualche cineclub (come ad esempio, il Club Amici del Cinema di Genova) che lo ha programmato (prima del terremoto, fra l'altro), per vedere in sala Haiti chérie, del regista italiano (e sottolineato in italiano) Claudio Del Punta, bisogna andare a Parigi dove il film (presentato a Locarno 2007 e alla Berlinale 2009) è in programmazione da oltre due mesi, distribuito da Pierre Grise. Prodotto in famiglia (dalla sorella del regista, Giuliana, la stessa di Il mio viaggio in Italia di Scorsese), il film - sui media ad alta tiratura ne ha parlato soltanto Laura Putti su "la Repubblica" - sarebbe addirittura riuscito ad attrarre l'attenzione di Amnesty International sui temi dello sfruttamento umano nelle batteys, le baraccopoli senza acqua e luce dove gli immigrati da Haiti tagliano le canne da zucchero come i neri ai tempi dello Zio Tom. I protagonisti del film sono Jean Baptiste e Magdaleine che, dopo la morte del figlio appena nato, decidono, con un amico, di tornare ad Haiti, dove li aspetta una condizione di vita non certo migliore. Claudio del Punta, 50 anni, toscano, oltre ad alcuni documentari sui Caraibi, ha diretto Punto di fuga ('93), Trafitti da un raggio di sole ('95), Gioco di squadra ('96), Femminile singolare (2000), tutti film che quasi nessuno ha visto. È co-autore della sceneggiatura di Amorestremo (2001) di Maria Martinelli (con Rocco Siffredi!), la stessa regista di un reportage sull'hard italiano (Gladiatori). Insomma, non un pivello da opera-prima! Eppure questo film lo vedranno solo gli addetti ai lavori. Neppure una catastrofe tellurica con centinaia di migliaia di morti ha il potere di smuovere i nostri distributori e dirigenti televisivi. Sperando di essere contraddetti.

Michele Giordano

 

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