La Cine Playlist dei soci n. 3




La Cine Playlisti di:
Mirella, Rosa, Stefano, Nicolò, Marina, Yuri
Mirella
Indovina chi viene a cena.  Sicuramente visto da bambina con mio padre che con intelligenza mi insegnava a "stare al mondo". E poi molti se non tutti i film di Redford anche quelli come regista.  Ma in sostanza bello sarebbe un ciclo su appunto un attore  e/o regista...
I vostri incontri a tema ricordo Don Ciotti ...  ma anche il mondo dei farmaci, l'ambiente....  si piccole isole  .. nicchie ma utili ... un seme.  
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Rosa
Accolgo con gioia il vostro invito a stendere la lista di 10 film. Nella speranza di tornare presto al cinema da voi!. Grazie per la bella iniziativa.
Blade Runner (Ridley Scott ) Capolavoro visionario enigmatico e suggestivo.
2001 odissea nello spazio (Kubrick) Meravigliosa riflessione filosofica sul problema esistenziale dell’uomo. Quando lo vidi per la prima volta avevo 5 anni e piansi a lungo la morte di Hal!
Frankenstein Junior raffinatezza stilistica elevano la pellicola al rango delle opere fondamentali per comprendere la genialità di un vero artista della risata quale Mel Brooks.
Luci della città (Chaplin) Una vera poesia che alterna sogno di felicità e sconsolato risveglio. Mai un film riuscì a farmi piangere e ridere tanto
America oggi (Altman) meritatissimo Leone D'Oro, grande prova di regia, attuale e con un nuovo modo di fare cinema e di raccontare storie. Cast strepitoso
Bellissima (Visconti) Anche questo visto da bambina. Eppure ho ancora impressa in maniera indelebile la scena della bimba che piange al provino, la gente che ride sotto gli occhi disperati della madre. Toccante.
Rocky Horror Un film leggenda: edonistico, colorato, mai mi è sembrato “superato”.
Indovina chi viene a cena Tu sei mio padre e io sono tuo figlio. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto e te ne vorrò sempre. Ma tu ti consideri ancora un uomo di colore, mentre io mi considero un uomo. Trovai questa frase meravigliosa. Ero solo una ragazzina quando lo vidi ed è sempre uno dei film che rivedo più volentieri!
Gli intoccabili Un grande de Palma. La sequenza dell’attesa nella stazione con la carrozzina che cade dalla scalinata è una meraviglia!
Pulp Fiction Irridente ironia, umorismo nero: Tarantino mi ha aperto un nuovo mondo.
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Stefano
scegliere 10 film è una impresa molto difficile. Quelli sotto elencati sono frutto di una spietata e drammatica opera di selezione di cui non mi dò pace, ma non avevo scelta.
1) Il monello, di Charlie Chaplin. Visto a casa dei miei nonni che ero bambino, con scene che mi fecero capire la bellezza di avere una famiglia
2) Metropolis, di Fritz Lang. Visto nell'85 al Club Amici del Cinema nella versione di Giorgio Moroder. Anche se resto scettico sull'aggiunta dei colori, in ogni caso il film mi aprì le porte all'Espressionismo tedesco. Con scene da storia del cinema.
3) I dieci comandamenti, di Cecil de Mille. Visto al Don Bosco con mia sorella intorno all'85. La visione dell'apertura del Mar Rosso e le memorabili battute pronunciate dai protagonisti, tipo:"E' Dio che spartisce le acque con la potenza del suo alito", mi fecero entrare in una nuova dimensione del "sense of wonder".
4) Sentieri selvaggi, di John Ford. Visto a casa da bambino con i miei genitori, capii, allora non avrei saputo spiegare perchè, di aver di fronte un capolavoro assoluto, con un John Wayne in stato di grazia.
5) Com'era verde la mia valle, di John Ford. Visto da bambino alla tv dei ragazzi, quando ancora c'era una tv per ragazzi, la struggente scena del ragazzo che raggiunge il padre morente in miniera mi fece diventare quello che anni dopo avrei chiamato un comunista.
6) Tutti a casa, di Luigi Comencini. Visto alla scuola elementare, per la prima volta iniziai a familiarizzare con la guerra, il fascismo e la lotta partigiana. Con l'indimenticabile figura del povero geniere Ceccarelli.
7) Nodo alla gola, di Alfred Hitchcok. Visto al corso di cinema dell'Accademia di belle arti,
iniziai a capire le riprese in piano sequenza. Un gioiello.
8) Quel treno per Yuma, di Delmer Daves. Visto a casa da bambino con i miei genitori. La storia del comune cittadino che si scopre un eroe mi ha cambiato il modo di vedere il mondo, relativamente alle responsabilità di ognuno di noi di fronte all'ingiustizia. E oltre a questo un film di valore tecnico memorabile.
9) Totò sceicco, di Mario Mattoli. Visto da bambino a casa dei nonni. Un film scemo, un pastrocchio tra i film di Rodolfo Valentino e i romanzi di Rider Haggard, talmente idiota che se affidato agli attori comici di oggi sarebbe da polverizzare lo schermo con un lanciafiamme. Ma la grandezza del principe della risata e i suoi grandissimi comprimari ne hanno fatto per me un gioiellino. Con il divertentissimo sprofondamento ad Atlantide e la bellissima regina dalle labbra avvelenate.
10) Il segno di Zorro, di Ruben Mamoulian. Visto a casa da bambino alla tv dei ragazzi. Non trovo le parole per dire quello che è per un bambino la figura del leggendario giustiziere senza volto che deruba i ricchi e sostiene il proletariato.
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Nicolò
Scarface di Brian De Palma, Batman Begins di Christopher Nolan, L’Esorcista di William Friedkin, La Passione di Cristo di Mel Gibson, Fuga per la Vittoria di John Huston, Arancia meccanica di Stanley Kubrick, Le Iene di Quentin Tarantino, Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica, Parasite di Bong Joon Ho
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Marina
La fontana della vergine, Porcile, Medea, Hollywood Party, Yol, Festen, Amen, Non lasciarmi, Elephant Man
Nessun film è più di tutti. E ancora ne avrei. Sicuramente quello che mi ha lasciata senza parole è Bergman. Ero molto giovane, una ragazzina. Il dolore di quella madre e di quel padre mi hanno incollata e segnata. Così terribili, forti e silenziosi. Mi rivedo. Quindicenne. Sola. Affascinata.
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Yuri
L’appartamento (1960) di Billy Wilder
Visto per la prima volta a quattordici anni, è un film che mi ha accompagnato nel tempo prima come giovane spettatore alla scoperta dei grandi classici, poi come cinefilo alle sue primissime esperienze nella critica. Da sempre amato per il suo grande equilibrio tra comicità e amarezza.
Eva contro Eva (1950) di Joseph L. Mankievicz
Anche questo visto per la prima volta da adolescente, è uno dei film che più mi hanno formato cinematograficamente; un’opera che mi ha subito trascinato per storia, personaggi, contenuti e, successivamente, per struttura narrativa.
Tempi moderni (1936) di Charlie Chaplin
Nell’estate tra la prima e la seconda media Charlie Chaplin è stato il primo autore del quale ho recuperato la filmografia in maniera “sistematica”, consolidando così la mia nascente passione per il cinema. “Tempi moderni”, insieme a “Monsieur Verdoux”, è il suo film che ho visto e amato di più.
L'ultima risata (1924) di Friedrich W. Murnau
Amo in modo particolare il cinema tedesco degli anni Venti e tra i tanti capolavori del periodo “L’ultima risata” è quello che ammiro di più per la modernità dello stile e per i contenuti profetici.
La morte corre sul fiume (1955) di Charles Laughton
Visto per la prima volta a quattordici anni, è uno dei film che ho “ripassato” più volte – per piacere o per studio, a casa o in sala -, rimanendo sempre affascinato dalla sua unione tra fiaba e noir.
Match Point (2005) di Woody Allen
“Match Point” è un Allen atipico per storia e ambientazione, ma non per sguardo sul mondo e sull’umanità. Visto per la prima volta al cinema America di Genova, all’epoca ne rimasi quasi folgorato e negli anni successivi ho continuato a guardarlo e apprezzarlo.
La corazzata Potemkin (1925) di Sergej E. Ejszenstejn
Visto per la prima volta in seconda superiore, è un film che ho capito e ammirato per le sue scelte linguistiche con i successivi studi universitari. Il lavoro di Ejzenstejn mi ha talmente interessato e affascinato che ho incentrato la mia tesi di laurea triennale proprio sul cineasta sovietico.
Post Mortem (2010) di Pablo Larraín
Pablo Larraín è il regista al quale ho dedicato la maggior parte degli studi e dei lavori universitari e post-universitari. Il suo film che apprezzo maggiormente è “Post Mortem”, visto per la prima volta in un cinema di Chiavari, ora chiuso definitivamente.
La regola del gioco (1939) di Jean Renoir
Jean Renoir è forse il regista francese che prediligo e “La regola del gioco” è il suo film che ho rivisto più volte per ragioni di studio/lavoro; un’opera che ho ammirato sempre di più per la fluidità della regia e per la capacità di ritrarre in modo al tempo stesso ironico e feroce la società dell’epoca.
La grande nebbia (1953) di Ida Lupino
Tra le mie passioni cinefile vi sono i b-movies hollywoodiani degli anni ‘40 e ‘50, opere spesso creative anche se povere di mezzi, proprio dimostrano i film di Ida Lupino, ai quali ho dedicato le mie ultime ricerche. Tra i lavori della regista, “La grande nebbia” mi ha colpito particolarmente per la sua aria dimessa e per il suo mix tra noir e mélo, due generi che amo particolarmente.

 

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